La peculiarità della scrittura odierna risiede nella deresponsabilizzazione e nell'idea di mancanza di passibilità di una reale punizione. La liberalizzazione del testo odierno è causa integrante di tale sintomo, cominciato, probabilmente, dalle imposizioni dottrinali e politiche con cui hanno convissuto gli autori già prima del Rinascimento, periodo durante il quale la scrittura ha subito una totale trasformazione, anche per via dell'utilizzo che se ne è fatto, sia per scopi commerciali e sia per la stipula di atti notarili.
Nasce la penna stilografica, si sviluppa la stampa e la penna Bic ma, ancora nel Novecento, esiste e persiste una certa responsabilità giornalistica, se non altro etica. Lo stesso linguaggio di radio e TV
mantiene una sublimazione tale da imporre morigeratezza nell'uso dei termini ma resta un linguaggio che tende, tuttavia, a informare. Sebbene nel nostro passato non manchino episodi relativi alle fake news, è certo che l'escalation avuta con l'avvento di internet, social e Whatsapp, abbia oltremodo concesso lo sviluppo e la moda del falso e del complotto, meccanismo antalgico derivato da un'altra moda, la New Age, moda tuttavia persistente, e ciò, grazie, soprattutto, all'esplosione sessantottina, epoca in cui si ebbe il reale cambiamento verso l'epoca moderna. La struttura del linguaggio muta di continuo, si sa. L'avvento della stampa ha influenzato la punteggiatura; già utilizzata da Aristofane e poi ripresa e riadattata da Sant'Isidoro, la punteggiatura ha subito cambiamenti e aggiunte rilevanti, nel corso dei secoli ma è solo con la stampa che si è posto un punto fermo al linguaggio scritto. Il processo di alfabetizzazione ha concesso maggior fruibilità di mezzi e tuttavia, persistono e si sviluppano anche una serie di processi devoluti a bias cognitivi per cui, quell'indagine che voglia assumere un senso, viene fatta esplodere in un'immanente anfibolia di significanti e di rimandi del senso, tali da far perdere la logica o che, volutamente, giocano sulla fallibilità della comunicazione o, ancora, sull'inaccuratezza delle informazioni, sull'ignoranza dei fruitori, sullo sviluppo di pseudoscienze parallele. Quel che affermavo sopra è che, in tutti questi contesti, un responsabile che paghi per l'imprudenza della diffusione di informazioni falsate, in realtà non esiste, come pure è difficile valutare se i canali d'informazione siano o meno intaccati da assurdità. In questi luoghi ameni, nascono e si sviluppano congerie di sedicenti scrittori. Se Barthes e Foucault hanno dato una definizione di "autore", se l'autore, nel significato di autorità, è colui che fa aumentare lo scibile e il fruibile ma che, in quanto autorità, è destinato a scomparire - lo insegna pure Beckett - lasciando aperto il discorso, mi domando dove sia il senso che tutti questi autori corrotti dal sistema-mercato, impongono al proprio testo, anteponendosi a esso con l'unico scopo di figurare e che vanno in visibilio ogni qualvolta si parli di loro, fra cerimoniosi concorsi e presentazioni di libri vacui o solitamente privi di qualsivoglia verve stilistica. Ciò che Foucault spiega a proposito della funzione autoriale, è che l'unico scopo dell'autore dovrebbe essere quello di addossarsi eventuali colpe, in qualità di referente giuridico o, nel caso di uno scritto scientifico, quello di far da garante dei valori di verità, evitare le interpolazioni, dunque. L'autore non ha funzioni psicologiche, nel testo e il testo non traccia - o non dovrebbe tracciare - un profilo psicologico dell'autore. I russi erano maestri in questo: il formalismo russo ha insegnato tanto allo strutturalismo francese, privando l'autore di qualsiasi psicologia e soggettività. Tolstoj era maestro dello straniamento. La letteratura contemporanea è diventata l'alibi dell'autore, il quale non è più giuridicamente responsabile del testo, ragion per cui viene a decadere anche quella funzione-autore precedentemente citata.
mantiene una sublimazione tale da imporre morigeratezza nell'uso dei termini ma resta un linguaggio che tende, tuttavia, a informare. Sebbene nel nostro passato non manchino episodi relativi alle fake news, è certo che l'escalation avuta con l'avvento di internet, social e Whatsapp, abbia oltremodo concesso lo sviluppo e la moda del falso e del complotto, meccanismo antalgico derivato da un'altra moda, la New Age, moda tuttavia persistente, e ciò, grazie, soprattutto, all'esplosione sessantottina, epoca in cui si ebbe il reale cambiamento verso l'epoca moderna. La struttura del linguaggio muta di continuo, si sa. L'avvento della stampa ha influenzato la punteggiatura; già utilizzata da Aristofane e poi ripresa e riadattata da Sant'Isidoro, la punteggiatura ha subito cambiamenti e aggiunte rilevanti, nel corso dei secoli ma è solo con la stampa che si è posto un punto fermo al linguaggio scritto. Il processo di alfabetizzazione ha concesso maggior fruibilità di mezzi e tuttavia, persistono e si sviluppano anche una serie di processi devoluti a bias cognitivi per cui, quell'indagine che voglia assumere un senso, viene fatta esplodere in un'immanente anfibolia di significanti e di rimandi del senso, tali da far perdere la logica o che, volutamente, giocano sulla fallibilità della comunicazione o, ancora, sull'inaccuratezza delle informazioni, sull'ignoranza dei fruitori, sullo sviluppo di pseudoscienze parallele. Quel che affermavo sopra è che, in tutti questi contesti, un responsabile che paghi per l'imprudenza della diffusione di informazioni falsate, in realtà non esiste, come pure è difficile valutare se i canali d'informazione siano o meno intaccati da assurdità. In questi luoghi ameni, nascono e si sviluppano congerie di sedicenti scrittori. Se Barthes e Foucault hanno dato una definizione di "autore", se l'autore, nel significato di autorità, è colui che fa aumentare lo scibile e il fruibile ma che, in quanto autorità, è destinato a scomparire - lo insegna pure Beckett - lasciando aperto il discorso, mi domando dove sia il senso che tutti questi autori corrotti dal sistema-mercato, impongono al proprio testo, anteponendosi a esso con l'unico scopo di figurare e che vanno in visibilio ogni qualvolta si parli di loro, fra cerimoniosi concorsi e presentazioni di libri vacui o solitamente privi di qualsivoglia verve stilistica. Ciò che Foucault spiega a proposito della funzione autoriale, è che l'unico scopo dell'autore dovrebbe essere quello di addossarsi eventuali colpe, in qualità di referente giuridico o, nel caso di uno scritto scientifico, quello di far da garante dei valori di verità, evitare le interpolazioni, dunque. L'autore non ha funzioni psicologiche, nel testo e il testo non traccia - o non dovrebbe tracciare - un profilo psicologico dell'autore. I russi erano maestri in questo: il formalismo russo ha insegnato tanto allo strutturalismo francese, privando l'autore di qualsiasi psicologia e soggettività. Tolstoj era maestro dello straniamento. La letteratura contemporanea è diventata l'alibi dell'autore, il quale non è più giuridicamente responsabile del testo, ragion per cui viene a decadere anche quella funzione-autore precedentemente citata.
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