Scrivere bene cosa? Per chi? È paradossale, ma il linguaggio giornalistico è ben lungi dal rappresentare un modello di "bello scrivere". Frasi nominali e traslati a go-go, parole e frasi stereotipate come: "Incidente spettacolare" e "delicato intervento", divengono modelli prestabiliti per letture veloci, facilitate e fruibili per il ceto medio; trattasi dunque di linguaggio unitario, volutamente settoriale e di semplice costruzione, dove tuttavia non manca una congerie di metafore, di linguaggio aulico e/o lingua popolare. Un giornalista deve forzatamente affidarsi a questi modelli, vuolsi per la loro fruibilità, vuolsi per la velocità di scrittura dell'articolo che deve andare in stampa entro termini ristretti.
Di contro, il "bello scrivere" ha dato vita a una scrittura raffinata e levigata, una scrittura capace di ammansire la crudezza di termini che dovevano finire nelle librerie di una società imborghesita, sicché un nome comune come "cesso" sarebbe divenuto "latrina" o "bagno", "cazzo" sarebbe diventato "organo sessuale maschile" e "puttana" sarebbe divenuto "meretrice" o "peripatetica", ma non possiamo certamente fermarci qui; locuzioni verbali come "mettere al muro" anziché "fucilare" o "mettere al bando" piuttosto che "bandire", "spegnersi" anziché "morire" e l'elenco è infinito. Probabilmente, avrebbe ragione Carmelo Bene nell'affermare che: "L'arte è sempre stata borghese, idiota, mentecatta, soprattutto cialtrona e puttanesca e ruffiana. L'arte deve essere incomunicabile, deve solamente superare se stessa". I termini interdetti hanno in comune il disagio che si prova nell'esprimerli in scrittura e nel parlato; si potrebbe a tal proposito parlare forse d'ipocrisia, sebbene oggigiorno un tale disagio sia, in molti ambienti, ampiamente superato. Resta a questo punto da domandarsi quale sia, oggi, la funzione del bello scrivere o dello scrivere bene o del "bel dire" e quali testi bisognerebbe prendere in considerazione. Appurato non esista una formula magica che consegni una lapis philosophorum capace di risanare la scrittura, né una per la lettura, ognuno potrebbe esprimere la propria verità a riguardo, poiché esistono libri o giornali che possono essere scritti bene o male a seconda del genere di lettore a cui ci si riferisca, continuando incessantemente ad aspettare Godot e, nel frattempo, tergiversare tra i canoni rimarcati di una scrittura ormai abusata, o ricercare invece nuove forme, stili e -ismi; potremmo pure chiamare in causa la fondatezza del discorso, anziché lo stile, o il bello scrivere, per ricreare fascinazione e interesse nel lettore, come avviene spesso per i testi scientifici, scarnificati, ridotti all'essenziale, dove la prevalenza viene data al dire, invece che all'eccentricità di ghirigori e bizantinismi che rischiano di render vacuo e tautologico il dire stesso, pur di render bella la scrittura. Ogni contesto ha un proprio modello e modo di esser scritto, così come ogni retorica dovrebbe aver funzione di docere, movere e delectare.
Nessun commento:
Posta un commento