lunedì 17 aprile 2017

Semiologia e miti: a che punto è la notte?

Scriveva De Saussure: "Si può concepire una scienza che studia la vita dei segni nel quadro della vita sociale; essa potrebbe formare una parte della psicologia sociale e, di conseguenza, della psicologia generale; noi la chiameremo semiologia. Essa potrebbe dirci in che consistono i segni, quali leggi li regolano. Poiché essa non esiste ancora non possiamo dire che cosa sarà: essa ha tuttavia diritto ad esistere e il suo posto è determinato in partenza. La linguistica è solo una parte di questa scienza generale, le leggi scoperte dalla semiologia saranno applicabili alla linguistica e questa si troverà collegata a un dominio ben definito nell'insieme dei fatti umani".
Da De Saussure a oggi, la semiologia ha lastricato nuove strade nello studio del linguaggio, rimanendo tuttavia centrata sulla decodificazione dei significati, poiché immagini, oggetti o atteggiamenti restano sì ricchi di significato, ma sempre all'interno di un linguaggio specifico e mai in modo autonomo. Ogni sistema semiologico ha perciò a che fare con il linguaggio. Barthes definisce tale fenomeno con la locuzione ancoraggio. Egli afferma inoltre che la semiologia sarà assorbita da una trans-linguistica la cui materia è basata ora sul mito, ora sull'articolo di giornale, ora sugli oggetti, e ancora sulla conversazione o sul racconto. Il mito è, per Barthes, una veicolazione del contenuto, spesso procedente attraverso ideologie, sistemi di valori o di credenze di una società. Si presenta sotto un segno che da una parte svuota e dall'altra riempie di un significato. Ci propone un esempio: "Sono dal parrucchiere, mi vien porto un numero di «Paris-Match». Sulla copertina, un giovane negro vestito di un’uniforme francese fa il saluto militare, con gli occhi verso l’alto, fissati certo su una piega della bandiera tricolore. Questo è il senso dell’immagine. Ma, per quanto ingenuo, vedo bene ciò che essa mi vuol significare: che la Francia è un grande Impero, che tutti i suoi figli, senza distinzione di colore, servono fedelmente sotto la sua bandiera, e che per i detrattori di un preteso colonialismo non c’è risposta migliore dello zelo di questo negro nel servire i suoi pretesi oppressori. Mi trovo perciò, anche qui, davanti a un sistema semiologico maggiorato: c’è un significante, esso stesso già formato da un sistema precedente (un soldato negro fa il saluto militare. francese), c’è un significato (che qui è un misto intenzionale di francità e di militarità)".
Una copertina di 'Paris Match'
L'immagine di copertina agisce, nel suo risvolto ecfrastico, esattamente come una figura retorica e il meccanismo permane resistente soprattutto nelle ideologie di patriottismo, maschilismo e razzismo, anche qualora ci si addentri nel campo della discussione ragionata. Il mito trasforma dunque la storia in natura, processo che si potrebbe riportare anche nell'ideologia borghese che trasforma continuamente i prodotti della storia in un immaginario essenziale, restituendo infine l'idea di naturalità del futile, continuando ad oscurare l'incessante fabbricazione del mondo e fissandola in oggetto di possesso infinito, in maniera da arrestare la fuga verso altre forme di esistenza.

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