La rivoluzione industriale ha dato il via al mutamento nell'accezione ontologica stessa del dire e dell'essere, contribuendo non poco alla modificazione di un sapere assemblato in un coacervo di allegorie sulle quali oggi si costruisce e de-costruisce un sapere sporadico e materiale, talvolta simbolo esso stesso della limitatezza anatomica e psichica dell'uomo e di quella brama di approfondirne, scientemente, cause e relazioni leganti l'Io al mondo. Col Novecento è accaduto che la
significazione stessa del linguaggio, assieme a tutta la fenomenologia radicata già nell'era dei sumeri e dei pre-socratici, abbiano snaturato il proprio carattere originario, facendo sì che venisse ad accentuarsi quello che nel linguaggio heideggeriano viene chiamato Stimmung, tonalità emotiva. Viviamo in un mondo fatto di linguaggio avvezzo alle consonanze, vibrando per simpatia, costruendo un'empatia sociale e societaria basata sulla forza della parola, sull'affettività che ad essa conduce, piuttosto che sul contenuto attribuitole; la costruzione di nuovi modelli di lettura, tra cui cinema e fotografia, hanno portato a decentralizzare l'elaborazione di spazi che prima di quest'epoca venivano elaborati coscientemente, giungendo dunque oggi a quegli spazi elaborati incoscientemente, poiché avvertiti e in un certo qual senso reali. Oggi è venuta a mancare quella ambiguità ancestrale e teorica su cui si era costruita l'Eikon religiosa sulla quale si basava l'intero organismo societario e il cui posto è stato preso in gran parte dalla realtà industriale. Per dirla con Nietsche, "Dio è morto".
significazione stessa del linguaggio, assieme a tutta la fenomenologia radicata già nell'era dei sumeri e dei pre-socratici, abbiano snaturato il proprio carattere originario, facendo sì che venisse ad accentuarsi quello che nel linguaggio heideggeriano viene chiamato Stimmung, tonalità emotiva. Viviamo in un mondo fatto di linguaggio avvezzo alle consonanze, vibrando per simpatia, costruendo un'empatia sociale e societaria basata sulla forza della parola, sull'affettività che ad essa conduce, piuttosto che sul contenuto attribuitole; la costruzione di nuovi modelli di lettura, tra cui cinema e fotografia, hanno portato a decentralizzare l'elaborazione di spazi che prima di quest'epoca venivano elaborati coscientemente, giungendo dunque oggi a quegli spazi elaborati incoscientemente, poiché avvertiti e in un certo qual senso reali. Oggi è venuta a mancare quella ambiguità ancestrale e teorica su cui si era costruita l'Eikon religiosa sulla quale si basava l'intero organismo societario e il cui posto è stato preso in gran parte dalla realtà industriale. Per dirla con Nietsche, "Dio è morto".
Tuttavia, è vero anche che con l'avvento di una nuova generazione di poeti e scrittori, il "dire" prende piena coscienza del carattere dello stato d'animo umano, affermando quell'Io capace di scavarsi dentro a briglia sciolta, libero da coinvolgimenti metafisici, divini, e più propenso a concettualizzarsi nella forma e nella forza dell'essere. La scienza moderna ha sì, gettato colate di cemento sulla cosmogonia e sulle dottrine divenute, prima d'oggi, colonne portanti della vita dell'uomo, ma è pur vero che la ricerca interiore - e quindi il dire l'essere - nella sua accezione di significato e significante, non si sono fermati ma spinti verso una ricerca più intimistica e neutra, verso un'epistemologia epurata, come per un rasoio di Ockham, di quegli elementi ritenuti non essenziali. La risultante è divenuta malinconia; la malinconia è uso scelga il linguaggio come propria dimora per poi trasformarlo in un campo di pericolanti rovine le quali, con un universo edificato ed esploso assieme alla vacuità di esse, ri-crea la base di una scrittura marginale, scomposta e pregna di quelle allegorie che interrompono, smembrano e distorcono il linguaggio dal mondo organico attraverso l'utilizzazione e il rimontaggio in segni e segnali arbitrarii, di dettagli ingranditi, di frammenti distruttivi e ricostruttivi, frutto del dominio della tecnica già visto nel Barocco e che, con lo sviluppo della macchina, costituirà i suoi modelli, in una sorta di tessuto connettivo vocato all'auto-referenzialità della parola che finirà col dire solo se stessa.
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