Redenzioni post-atomiche subissavano le orgie del culto. Come pioggia dilavavano l'isteria dall'ecumene al planomene, sino alla destratificazione, alla riterritorializzazione della macchina astratta. Dal formante corpo senza organi si dipanavano possibili le vie di fuga, via dall'organizzazione stratica, dal giudizio del tribunali e dalla divisione del meccanismo delle logiche
di punto linea. Nell'attestazione del rizoma l'avvento e la caduta, nel rapporto in fieri, in un divenire incompiuto che si compiva era la volubilità di un corpo senza organi; velocità subite e subenti. Ricordare per non ripetere, ripetere per ricordare, non riuscire a guarire per semplice amnesia, ammalarsi di ricordo.
Dio viaggiava in branco. Superfluo adducesse le proprie motivazioni o le futilità per cui luoghi, presenze o forme mutano sempre sul nascere o sul morire del tempo. La certezza era sotto lo zero, tra le forre e nelle grotte dove albergavano l'inquietudine e il ritmo stantio di paure rapprese; nell'altrui conquista si rimaneva saggi, privi di qualunque ambizione e con una fame mediocre o con destinazioni versate sulle molte nature da spartirsi. Se tutta l'ambigua rivoluzione della mente s'impegolava tra le memorie di un lupo, la sostanza cadeva tra i pezzi di pelle semi scarna e livida, stanca di quel pelo e degli squarci nei visceri. Ma nella gestione del gruppo si riconosceva più grande e il gruppo ombreggiava su di lui come se avesse solo da muoversi nel recinto di quel coraggio insieme alla bocca e al buco del culo da animale che un dio più grande di lui gli aveva consegnato, quello stesso dio che assegna i gruppi, che li fa combattere e vivere e morire insieme, in un gioco di ricerca infinita del cibo dei perché, senza bisogno d'incenerirsi col passato e con tutte quelle necessità che si hanno per diventare campioni del branco, algide creature contro la gravità degli elementi, belligeranti e imbelli insieme, in un sostrato di nervi e vene ghiacciate e calde e con, per unica salvezza, l'indugio nell'ombra.
Meccanicismi nomadi e algebre stanziali per dottrine captate dentro al rifugio, nei caoidi del dado e dell'immanenza, dello scibile, sotterfugi da cui organizzare piani di fuga, fallimenti dell'organizzazione per velocità territoriali, per canalizzazioni in neghentropia. Azione è avventura sui punti, essenziale individuazione dell'individualità, coglierne la differenza o non coglierla, facilitare altre vie di fuga o sopprimere l'ecceità sul nascere, combattere una guerra, combattere l'astrazione della macchina o subirne il caos, percepire il caotico dio, lottare contro l'illusione, castrare il demiurgo nella disciplina e sottrarcisi per astrazione. Scienza, arte, filosofia, spergiuri di quanti, dentro un cosmo di pensieri da formare, caduta di strati, cenere, redenzione dall'atomo. Ritorno dal paese dei morti, non ha più geografie ogni ragione e solo non conviene ci si fermi nel sussiego. Capita l'isteresi, capita l'amnesia e capita il cambiamento aleatorio. Capita il tocco dei punti.
(A Gilles Deleuze)
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