venerdì 1 marzo 2019

Intervista ai Ginah

Appuntamento con i “Ginah”, gruppo composto da tre amici, Michele Botteon (chitarra) Ralph Rosolen (piano, rhodes, synths) e Dario Lot (batteria). Il gruppo dei Ginah esordisce col primo Album, Sorry for the delay, per l’etichetta indipendente Garage Records nel marzo del 2014 e poi, dopo un lustro, esce il nuovo disco, Meccanica, lavoro che ho avuto modo di ascoltare e recensire qui.


Andiamo a conoscere meglio i Ginah, dunque, giunti al loro secondo lavoro, in uscita oggi, 1 marzo 2019, sempre con l’etichetta indie Garage Records e col produttore artistico Marco Pagot (Maya Galattici, Chinasky, Matsukao).

1)      Un ben ritrovato, ragazzi e grazie per avermi concesso il vostro tempo. Parliamo un po’ di voi. Una scelta musicale complessa, la vostra, un connubio di generi che si mescolano per formare qualcosa di davvero particolare, anche per quanto concerna la scelta del luogo. Perché questa scelta? Chi sono i Ginah?

-     Difficile parlare di scelta di un genere e di una sonorità. Il leitmotiv del processo creativo è “facciamo quello che ci piace”. Forse potremmo chiederci perché ci piace suonare quello che suoniamo e perché quindi finiamo per essere attratti da certi stilemi e sonorità.

2)      Cosa ne pensate delle Major discografiche? Si produce ancora buona musica? Ritenete che le scelte siano influenzate in qualche modo?

-     (...) Nessuna risposta.


3)      Parliamo dell’ultimo disco: cinque anni di silenzio, interrotto da “Meccanica”. Come mai avete lasciato trascorrere così tanto tempo dal vostro primo album?

-     Che i periodi dilatati facciano parte del nostro modo di lavorare si intuisce già dal titolo del precedente disco, Sorry for the delay! C’è da tener conto che non siamo dei professionisti, ci piacerebbe poter suonare dalla mattina alla sera, ma nei fatti risultiamo limitati da una serie di fattori di natura pratica e quotidiana. Se aggiungiamo a ciò un forte desiderio di ricerca e sperimentazione, il gioco è fatto.  Ma per certi versi non è passato più tempo di quanto non fosse necessario. Infatti, se da un lato quanto appena detto fa sì che i ritmi lavorativi si dilatino, dall'altro permette a ciò che accade alle nostre vite di depositarsi e mescolarsi con la musica che stiamo producendo: personalmente, alcuni pezzi sono una fedele cartina tornasole di momenti e stati emotivi lontani nel tempo, ma fortemente legati tra loro e che quindi stanno bene vicini, separati al massimo dalle due facce di un vinile. Credo che tutto ciò contribuisca a far sì che Meccanica restituisca un’identità della band molto diversa rispetto a quella che il gruppo poteva mettere in mostra 5 anni fa.

4)      Qual è il senso della ricerca nella vostra musica? Quali le fonti d’ispirazione? Quali i gruppi a cui vi ispirate e quali le influenze?

-     Il senso della nostra ricerca sta nella ricerca stessa. Divertirsi nel portarla avanti, vederla prendere forma e osservare le reazioni di chi ascolta è un gioco. E la nostra stanza dei giochi è fatta di amplificatori, pedalini e mille idee registrate in qualche cartella condivisa online. Difficilmente decidiamo a tavolino dove vogliamo andare, piuttosto prendiamo atto di quanto che arriva sul tavolo da lavoro. Volendo citare qualche ascolto condiviso vanno sicuramente ricordati alcuni nomi noti, come Sigur Ròs, Radiohead, Tool, Motorpsicho, God is an Astronaut…

5)      Chi sono i Ginah nel quotidiano?

-     “Sii metodico e regolare nella tua vita quotidiana per essere esplosivo nella tua opera” unknown cit. (La citazione è di Gustave Flaubert - n.d.r.)

6)      C’è una sensazione, un messaggio particolare che vorreste suscitare nell'ascoltatore, attraverso la percezione della vostra musica?

-     A livello comunicativi il tempo ricopre un ruolo centrale. Attraverso la dilatazione dei giri armonici e la reiterazione dei riff si cerca di creare un clima, un luogo sonoro confortevole per chi suona e per chi ascolta.  Un contesto ideale in cui la mente abbia il tempo di spaziare, riflettere oppure semplicemente di fermarsi a riposare. La strutturazione dei brani ricopre un ruolo fondamentale in tutto ciò. Diventa una sorta di processo architettonico finalizzato a creare quell'alternanza tra spazi sconfinati e istanti concitati che permettono di dare dinamicità a quanto si dipana comunque con una certa calma. Quello che proponiamo in altre parole è un viaggio, o forse, più precisamente, un mezzo di trasporto.

7)      Una musica in fieri, dunque. Ascoltandovi, sembra questa armonia possa dialogare in un intreccio infinito di sottogeneri, una continua rigenerazione della composizione. Un lavoro che, certo, richiede impegno costante e una sintonia non indifferenti, tra voi. Che generi musicali ascoltano, nel privato, i Ginah?

-     Se consideriamo i tre membri direi che ci si muove con una certa noncuranza tra generi ben diversi, dai Subsonica, alla classica, agli Ozrich Tentacles e così via. Personalmente (Michele) nell'ultimo periodo mi sono appassionato alla potenza immediata di alcuni gruppi stoner quali Colour Haze, Naxatras, Kalamata… 
      Quindi i Ginah sono sicuramente tre teste differenti con gusti ed esperienze altrettanto diverse. Il progetto però è unito e unitario e in questo funge da filtro e da entità trasformatrice. Un po’ un centro di gravità che inevitabilmente riporta “a casa”, ad un certo livello di coerenza, le idee disparatissime che nascono nelle menti di ognuno di noi. Il gioco tra ascolti individuali e i gusti musicali condivisi contribuisce probabilmente a quel moto elastico tra lo sperimentare il nuovo e il tornare “a casa” di cui detto.

8)      Avete già qualche data per dei tour? Dove suonerete?

-     (...) Nessuna risposta.

9)      Prossimi lavori in cantiere?

-     Qualcosa di quello che speriamo possa essere il prossimo disco è già in scaletta-concerto (se da un lato è vero che siamo lenti, dall'altro non perdiamo tempo!), altro materiale è in produzione. Dopo aver ampiamente sperimentato le possibilità sonore di accordature, effetti e combinazioni varie c’è poi chi si sta spingendo verso lo studio di “nuovi” strumenti. Questo darà sicuramente delle svolte curiose ai prossimi lavori!

Vi ringrazio per la disponibilità, ragazzi e complimenti per il vostro ultimo lavoro, che ho ascoltato e che posso affermare sia davvero magistrale. Spero di avervi ancora sul mio sito. Keep in touch! Vi faccio un grosso “In bocca al lupo”!

Nessun commento:

Posta un commento