sabato 19 maggio 2018

Il fascino dello scrittore e la crisi della scrittura odierna.

« Un tempo si nasceva vivi e a poco a poco si moriva. Ora si nasce morti – alcuni riescono a diventare a poco a poco vivi »
(Bobi Bazlen, Il capitano di lungo corso)
 
 

     Non è un caso che nella quête della letteratura mondiale, specie in quella dell'ultimo decennio, si vada delineando l'idealizzazione dello scrittore-feticcio, del dannato per eccellenza, speso tra libri, identità libertarie e fugacità di vite e di memorie postume. L'analogia che sempre vede l'alea e la disfatta che hanno incombuto sui capi di quegli autori fino a tutto il Novecento, trovano traccia ancora oggi nella scrittura di internauti e figli di un passato gremito di fideisti e di ricercatori del patronimico, alla costante disamina dei padri ma figli del loro tempo. 
 

giovedì 17 maggio 2018

Dimmi quanti libri hai letto e ti dirò quanto sei deficiente.

È l'ultima moda sui social, nonché motivo di vanto e di decanto delle proprie doti da fagocitatore malsano di libri: la lettura (nonché buona parte della Letteratura) è oltremodo, specialmente negli ultimi anni, divenuta motivo di discussione e di interessi attorno al tema dei libri. Si scrivono e si pubblicano libri come se tutti avessero qualcosa di cui parlare, si legge (o quantomeno ci si vanta di farlo) come fosse un'attività alla quale dedicare il proprio, intero, processo evolutivo ed è pure vero che per gli antichi Greci, l'ozio indicasse il tempo libero da dedicare alla crescita individuale, come pure era inteso lo studio (otium litteratum) presso i Romani. L'Huffinghton Post traccia ben 8 motivi, definendoli addirittura "scientifici", per cui dovremmo leggere spesso libri, meglio se cartacei. Farlo ci renderebbe addirittura più intelligenti e più empatici.

venerdì 11 maggio 2018

Il linguaggio giornalistico e lo scrivere bene.

Scrivere bene cosa? Per chi? È paradossale, ma il linguaggio giornalistico è ben lungi dal rappresentare un modello di "bello scrivere". Frasi nominali e traslati a go-go, parole e frasi stereotipate come: "Incidente spettacolare" e "delicato intervento", divengono modelli prestabiliti per letture veloci, facilitate e fruibili per il ceto medio; trattasi dunque di linguaggio unitario, volutamente settoriale e di semplice costruzione, dove tuttavia non manca una congerie di metafore, di linguaggio aulico e/o lingua popolare. Un giornalista deve forzatamente affidarsi a questi modelli, vuolsi per la loro fruibilità, vuolsi per la velocità di scrittura dell'articolo che deve andare in stampa entro termini ristretti.