venerdì 10 marzo 2017

Tirature: è giusto fidarsi delle classifiche di vendita dei libri?



    Con l'incedente sviluppo del mercato editoriale e principalmente di quello online, si è verificato un progressivo autosostentamento dell'editoria, soprattutto grazie alla nascita di mezzi di comunicazione paralleli (penso a lettori di e-Book, cellulari, palmari), che hanno semplificato la lettura, rendendola portatile e maggiormente accessibile, anche per quanto concerna i costi. Librerie online tra cui Amazon
e Ibs, hanno creato sezioni apposite per la verifica delle classifiche di vendita. La domanda è: è possibile affidarsi a queste classifiche? Cominciamo col dire che, in questi ultimi anni, le classifiche sono diventate più veritiere e affidabili, grazie all'ingresso di operatori che hanno affinato notevolmente il campo di ricerca ma che, comunque, restano ancora migliorabili. Sarebbe auspicabile, per avere elementi certi in tal senso, che gli editori fornissero i dati di vendita per ogni libro o, meglio ancora, che si creasse un circuito in rete ove ogni editore, in tempo reale, fornisse i dati di vendita di una certa opera. Ma su questo, gli editori, che conoscono alla perfezione i dati certi, forniti tra l'altro da fonti provenienti da società di rilevazione del mercato editoriale, sembrano non sentirci, e forse pur legittimamente, per non dover rendere visibili i propri dati ai concorrenti. La classifica, allora, continua a essere inesatta. Consideriamo il genere "narrativa", per esempio; esistono troppi sottogeneri, spesso totalmente differenti tra di loro e, voler stilare una classifica sotto la stessa categorizzazione, sotto diversa specie, vuol dire produrre un coacervo di classifiche, decisamente opinabili o che non durano che una settimana, nella "Top 100" dei bestsellers. Facciamo un esempio pratico: sotto la sezione "Saggistica", potremmo inserire le meditazioni di Pietro Citati su Leopardi e la biografia di Vasco Rossi, l'opera di Deleuze e i segreti del Vaticano; opere totalmente differenti tra loro, messe a confronto sotto lo stesso tetto. Ci sono anche e per quanto anzidetto, quei libri che, quand'anche non apparissero in classifica, non finiscono mai di sobbollire e che godono di un rapporto speciale con una certa fascia di lettori. Si pensi ai libri di cucina di personaggi noti o alle biografie dei cantanti o a quelle opere di narrativa oppure ai classici, opere che, in silenzio, riescono a vendere nel tempo, anno dopo anno. Eppure, molto stranamente, il numero di copie vendute continua a essere una delle priorità su cui fa leva il marketing, e gli editori, pavoneggiandosi e paupulando, strillano il successo attraverso le fascette, apposte in copertina, di quelle "10 mila copie vendute" o del "Finalista al Premio Strega" e via discorrendo.

     Le classifiche di vendita vivono, spesso e volentieri, di fiammate momentanee e non tengono conto di quei libri che vendono in modo lento ma continuo; sono opere molto spesso destinate a lasciare la classifica in tempi brevi ma, quand'anche dovessero restarci, sono opere che non fanno notizia, di cui non si parla, né mai si parlerà; opere nate, quasi sempre, per accrescere l'ego degli autori. Ma questo è un discorso a parte.

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