mercoledì 22 marzo 2017

Autori e autorevolezza.



La locuzione autore rivela colui che realizza una crescita, che eleva (dalla locuzione latina auctus = aumentato, elevato) ma è anche colui che dà autorità al proprio atto. Le definizioni che sono state date alla parola possono variare di significato, poiché il significato stesso subisce mutazioni nel corso del tempo, dello spazio  ma, soprattutto, dell'ambito in cui si interagisce. In letteratura, la locuzione designa colui che pensa l'opera, per cui l'autore potrebbe essere differente da chi scrive, sebbene
spesso le due figure coincidano. In altre parole, autore è colui il quale, mediante la creazione dell'opera, aumenta lo scibile e il fruibile. In particolare, tornando a prendere in considerazione la Bibbia, in quel caso l'autore si presuppone essere Dio; la Sua autorità resterà indiscussa per molto tempo. Un punto di notevole considerazione è, perciò, il principio di autorità, ovvero un rapporto di disuguaglianza tra chi esercita l'autorità e chi, in qualche maniera, la subisce. l'Ipse dixit vuol essere l'affermazione di tale principio per cui l'autorità - l'autore - difficilmente è messa in discussione, specialmente quando quell'autorità è Dio. Tale principio fu affermato presso i greci grazie ad Aristotele e si consolidò fino al Medioevo. Con l'avvento dell'umanesimo, il principio di autorità fu rimesso in discussione, grazie a un'attenta analisi filosofica e filologica. La Riforma protestante operata da Lutero, ponendosi accanto al razionalismo di Hobbes, di Bacone e di Cartesio, provocò la caduta del principio di autorità, mentre nell'Europa tra Seicento e Settecento si andava affermando la ragione, grazie a pensatori del calibro di Leibniz, Locke e Spinoza, ponendo le basi per l'avvento dell'Illuminismo. Più recentemente, pensatori come Foucault e Barthes si sono espressi a riguardo dell'autorialità e del principio di autorità, ponendo in essere la questione della morte dell'autore, ossia della scomparsa del Deus ex machina e ciò al fine di permettere il movimento del discorso lungo percorsi transdiscorsivi, cioè verso la libertà di variazione dei significati nel tempo e nello spazio, privati finalmente dell'ago della bilancia pendente sull'autorità-autore e a evidente discapito del fruitore. Sempre Barthes afferma che la semiologia sarà oggigiorno assorbita da una trans-linguistica, la cui materia sarà costituita dai miti, dagli oggetti che attorniano la società, dai giornali, dalle televisioni di una inveterata verità borghese, adagiata - per l'appunto - sul mito, la cui autorevolezza stessa sarà spesso basata sul mito. "Il mito", continua Barthes, "ha il compito di istituire una situazione storica come natura, una contingenza come eternità".

È tuttavia doveroso distinguere dove il principio di autorità possa attecchire e dove, invece, sia necessario procedere ad analisi in situ, a sperimentazioni, all'empirismo, per non ricadere in alcuna fallacia logica e diallelo. Seppure il principio di autorità possa trovare un qualche fondamento per studi quali la storia, la geografia, le lingue o la teologia, la stessa cosa non si potrà adattare a scienze quali la medicina, la fisica, l'architettura, poiché questi campi mutano e si diversificano, progredendo stocasticamente nel modo di operare.

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